Pubblicazione Speciale dell’UGI
Prima edizione.
Dicembre 2011
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Il potenziale geotermico dell’Italia
Le risorse geotermiche del territorio italiano a potenzialmente estraibili da profondità fino a 5 km sono dell’ordine di 21 exajoule (21×1018 Joule, corrispondenti a circa 500 MTEP, ovvero 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Di esse, circa due terzi hanno temperatura inferiore a 150 °C c. Pertanto, le risorse a temperatura così alta (T>80-90 °C) da permettere la produzione di energia elettrica a costi oggi competitivi con quelli di altre fonti di energia si trovano solo in poche aree della fascia pre-appenninica tosco-laziale-campana, delle due isole maggiori e di quelle vulcaniche del Tirreno, in corrispondenza di zone caratterizzate da forti anomalie del flusso di calore. Tali zone sono ubicate quasi esclusivamente nel settore occidentale del Paese.
Al contrario, le risorse di media e bassa temperatura (T<80-90 °C) adatte per una serie di usi diretti si trovano, oltre che in quelle ad alto flusso di calore sopra dette, in molte altre zone. Inoltre, con l’impiego di pompe di calore geotermiche, possono essere sfruttate risorse a temperatura inferiore (T < 30 °C), che esistono quasi dappertutto, anche a piccola profondità.
Si può quindi dire che, per la presenza di risorse geotermiche di ogni tipo, con possibilità di sviluppo in molte e vaste zone del territorio nazionale, soprattutto per gli usi diretti, l’Italia ha una forte vocazione geotermica. Il suo potenziale può essere perciò valorizzato molto più di quanto fatto fino ad ora. Si tratta di risorse sostenibili, spesso rinnovabili anche alla scala dei tempi umani, compatibili ovunque con l’ambiente, ed ora economicamente convenienti a tutti i livelli di temperatura.
La geotermia nel quadro energetico nazionale al Dicembre 2010
Il consumo totale di energia in Italia nel 2010 è stato di 185 MTEP, di cui l’83% da combustibili fossili (petrolio, gas, carbone), il 5% da elettricità in portata, ed il 12 % da fonti rinnovabili e non convenzionali di energia (soprattutto idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomassa e geotermica). La percentuale di queste ultime è passata dal 7%
del 2005 al 12% del 2010, in parte a causa del diminuito consumo totale di energia (da 198 MTEP del 2005 a 185 MTEP del 2010) ed in parte per l’impulso dato in questi ultimi anni al loro sviluppo.
L’energia geotermica, in particolare, è passata da 1,19 MTEP del 2005 ad 1,32 MTEP del 2010, per cui il suo contributo ai consumi totali di energia è aumentato nel periodo in esame da 0,6 a 0,71%. L’aumento è dovuto soprattutto al maggior apporto degli usi diretti del calore, che sono passati da 0,2 MTEP del 2005 a 0,3 MTEP del 2010, con
un incremento medio annuo dell’8,5%. La produzione di energia geotermoelettrica, invece, pur essendo stata prevalente rispetto agli usi diretti, è aumentata nello stesso periodo da 0,99 ad 1,02 MTEP, con un tasso di incremento medio di appena
lo 0,6% all’anno.
Si è verificata quindi dal 2005 al 2010 una crescita complessiva della geotermia molto modesta rispetto al grande potenziale di cui l’Italia dispone, soprattutto per usi diretti.
Sviluppo della geotermia fino al 2030
Premesso quanto sopra, per vedere quale ragionevole contributo il calore della Terra può dare alla futura copertura dei fabbisogni nazionali di energia, e per lanciare quindi un Nuovo Manifesto della Geotermia Italiana con visione più ampia dell’altro simile “Manifesto” pubblicato dall’UGI quasi 5 anni fa, è stato impostato agli inizi del 2011 e recentemente concluso lo studio in oggetto, con tappe temporizzate al 2012, 2015, 2020, 2025 e 2030, in modo da poter fare periodici aggiornamenti.