Nelle scorse settimane si è riaperto il dibattito sul problema delle perforazioni geotermiche nelle aree vulcaniche attive e della loro pericolosità in relazione a possibili interferenze con i processi vulcanici a causa delle emissioni di gas e vapore da un pozzo realizzato nell’ambito di un progetto sperimentale localizzato nella caldera dei Campi Flegrei che prevede l’utilizzo del calore geotermico per la piccola produzione di energia elettrica. Per avere un quadro chiaro è necessario ripercorrere la storia delle perforazioni geotermiche effettuate in passato nel distretto vulcanico attivo della Campania (Campi Flegrei–Ischia e Vesuvio). Nel 1939 e il 1943, vengono compiute le prime perforazioni geotermiche nella caldera flegrea e nell’Isola d’Ischia, eseguite dalla società SAFEN che raggiungono qualche centinaio di metri di profondità e 78°C. Nel periodo post bellico si raggiunge la profondità tra 1 e 2 Km e temperature tra 200°C e 300°C. Nel 1977 viene creata una joint venture tra la società AGIP e l’ENEL, le cui attività di perforazione esplorativa si spinge ai 3 Km di profondità e che si conclude nel 1985. Continua a leggere l’articolo al seguente link: http://www.meteoweb.eu/2020/07/perforazioni-campi-flegrei-geotermia/1456605/
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Le perforazioni dei Campi Flegrei e la geotermia: una straordinaria opportunità per la Campania
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